LEGGENDELa leggenda di Selene ed Endimione1) Molto tempo fa, quando gli dei vivevano ancora vicino ai mortali, nella lontana Caria, viveva il bellissimo principe Endimione, figlio di Etlo (figlio di Zeus) e di Calice (figlia di Eolo, il Dio del vento). In seguito, dopo aver conquistato Olimpia e cacciato il re Climeno, divenne re dell'Elide. La principessa Selene (dea della Luna, figlia di Elio) vedendolo, rimase affascinata dalla sua bellezza e si innamorò perdutamente di lui. Anche Endimione contraccambiò il suo amore. Ma Selene era una dea quindi immortale, mentre Endimione era un semplice umano. Non tollerando l'idea che il giovane dovesse morire, e per la paura e il dolore di vivere l'eternità senza di lui, Selene chiese a Zeus pietà, e Zeus le concesse un desiderio. La Dea chiese che Endimione ottenesse il dono della vita eterna,dimenticando che senza aver ottenuto prima l'eterna giovinezza, l'uomo sarebbe divenuto presto un vecchio orribile costretto a vivere in eterno.allora lo addormentò in una caverna sul monte Latmo, dove tuttora il principe, eternamente bello e giovane, sogna la sua Selene. Il nome Endimione, che viene da enduein (latino inducere),si riferisce al fatto che il re fu sedotto dalla Luna.
2) Endimione giaceva addormentato in una grotta del monte Latmo in Caria allorchè Selene lo vide per la prima volta, si sdraiò al suo fianco e dolcemente gli baciò gli occhi chiusi. Endimione ebbe cinquanta figlie da Selene che si era perdutamente innamorata di lui. In seguito egli ritornò nella grotta e cadde in un sonno senza sogni, dal quale non si ridestò mai più. Ciò accadde forse per sua volontà, poiché lo terrorizzava l'idea di invecchiare; o forse perché Selene preferiva baciare il suo corpo inerte anziché essere oggetto della sua troppo feconda passione. In ogni caso, Endimione rimase eternamente giovane.
La leggenda del coniglio lunareCome voi tutti sapete, il nome originale della protagonista della serie, che in Italia è stata chiamata Bunny Tsukino, è "Usagi Tsukino".La traduzione italiana, per una volta, ha prestato fede al nome originale giapponese, e ai consigli di traduzione che erano stati proposti dalla Toei. Infatti Usagi in giapponese vuol dire "coniglio". Se si legge cognome e nome della protagonista secondo l'ordine di lettura giapponese otterremo "Tsuki no Usagi" e cioè "coniglio lunare".In Giappone c'è una leggenda in cui si narra che sulla Luna abita un coniglietto con un grande coraggio e capace di un grande sacrificio. La LEGGENDA:un vecchio pellegrino, stanco per il suo lungo viaggio, un giorno si fermò nella foresta. Incontrò una scimmia, una volpe e un coniglio, che si offrirono di procurargli da mangiare, per saziare la sua fame ed evitando che si stancasse . La scimmia salì su un albero e portò dei gustosi frutti, la volpe, con la sua astuzia, gli procurò un uccello da cucinare, ma il coniglietto non riuscì a portare nulla. Il vecchio si rattristò, pietoso per la cattiva fortuna del povero animaletto, e avrebbe voluto consolarlo. Ma il coniglio intese la tristezza del pellegrino come un biasimo nei suoi confronti, e ne fu così dispiaciuto, che raccolse alcuni sterpi, accese un falò, e si gettò nel fuoco offrendo se stesso in dono al pellegrino. Commosso da quest'eroica azione, il pellegrino rivelò di essere un Dio, e raccolse le spoglie del povero coniglietto, portandole sulla luna, sulla quale da quel giorno in poi riposa il coraggioso coniglio, emblema del sacrificio e del coraggio.
La leggenda dei pianetiC'erano una volta nove stupende principesse, nate ognuna da un pianeta diverso e dotate di poteri derivanti dal proprio astro. Le principesse governavano il sistema solare, guidate da tre consiglieri arcani, i quali però, tramavano nell'ombra per spodestare le belle principesse e portare così allo scompiglio tutto il sistema.Un tristissimo giorno, i tre consiglieri a comando di soldati ribelli, attaccarono le principesse. Queste, esperte di arti marziali, lottarono energicamente per difendere la pace della nostra galassia. La battaglia si fece cruenta e due di loro persero la vita, ma alla fine, il bene vinse. Ogni principessa portava al collo un medaglione raffigurante il segno del suo pianeta e le incisioni delle rispettive formule magiche.Dopo la battaglia, gli spiriti delle principesse rimasero imprigionati dentro i medaglioni e questi si dispersero in tutto il mondo. Alcune credenze dicono che se questi medaglioni venissero indossati da una ragazza predestinata e nata sotto il segno corrispondente, in lei si rincarnerà la principessa che vive nel medaglione stesso. Dicono anche che tre di questi si trovino in Italia (Luna, Marte e Venere).
Storia della principessa KaguyaIl "Taketori Monogatari" (Storia di un tagliambabù) è il più antico racconto giapponese. Di esso non ci è dato sapere né il nome dell'autore né il periodo di stesura del romanzo. Grazie ad una poesia dello "Yamato Monogatari", che fa riferimento al Taketori, sappiamo che era già molto conosciuto nel 900. Questo monogatari (=racconto di cose) narra la storia di un vecchio tagliabambù, Sanuki no Miyatsuko, che un giorno vede fuoriuscire da un bambù una strana luce; lo taglia e al suo interno vi trova una bambina, alta appena tre pollici. Siccome lui e sua moglie non avevano avuto bambini, decidono di tenerla e screscerla come una figlia. Passano gli anni e Kaguya-hime diventa una splendida donna. Molti sono i pretendenti che si radunano davanti la sua casa, ma vista la sua freddezza e la indifferenza molti sono anche quelli che rinuncia... Solo cinque, più tenaci, riescono ad ottenere, grazie alla complicità del tagliabambù (uomo semplicione, ma dai buoni sentimenti), una "chance". Kaguya-hime affida loro 5 prove: Principe Ishitsukuri = deve recuperare la "Sacra ciotola in pietra del Buddha", Principe Kuramochi = deve recuperare il "ramo gemmato del monte Horai", Ministro della Destra, Abe no Mimuraji = la "veste fatta col vello del ratto-del-fuoco", Gran Consigliere, Otomo no Miyuki = il "gioiello di 5 colori nel collo del drago", Consigliere di Mezzo, Isonokami no Marotare = la "conchiglia che facilita il parto", Tutte le prove falliscono miseramente. Il primo imbroglia portando una ciotola qualsiasi, il secondo si fa fabbricare la gemma (ma non paga gli orefici che lo fanno scoprire), il terzo compra una veste non vera, il quarto rischia la vita in mare e rinuncia, il quinto muore dopo una brutta caduta nel tentativo di recuperare una conchiglia dal nido di un uccello. Solo uno, l'Imperatore, riesce a conquistare almeno la simpatia di Kaguya-hime. Passano 3 anni e Kaguya-hime inizia a rattristarsi... passa le notti guardando, con le lacrime agli occhi, la Luna. Il taketori, insospettito da tanta malinconia, chiede spiegazioni alla figliola che gli racconta di essere un'abitante della Capitale della Luna e gli annuncia che, alla prossima Luna Piena, gli abitanti del suo paese la verranno a prendere per riportarla nel suo paese. Tutto ciò rende estremamente triste il taketori e la moglie che non reggono il pensiore di perdere la loro bambina. Il primo raduna infatti un esercito, grazie all'Imperatore, per far fronte alla venuta degli abitanti della Luna. Questa manovra risulta però inutile... "A cavallo di una nube, dal vasto cielo discesero degli uomii che poi si allinearono eretti a cinque piedi dal suolo. A tale vista, tutti, sia dentro sia fuori casa, rimasero paralizzati e non sentivano più desiderio di combattere. Ripresisi a poco a poco, fecero per afferrare archi e frecce, ma le loro braccia erano senza forza. Superando quel torpore, i più forti tendevano i muscoli e scoccavano una freccia ma fallito il bersaglio abbandonavano le armi e, stupefatti, non rimaneva loro che staserne lì a guardare. Quegli esseri a mezz'aria indossavano vesti di uno splendore senza pari. Aveva con loro un carro volante. Un parasole di seta si allargava al di sopra. Dal carro, uno che sembrava essere il loro Re, indirizzandosi verso la casa ordinò: «Miyakkomaro, esci!». E Miyakkomaro, che si credeva forte, si prostrò invece bocconi quasi fosse ebbro. Il Re disse: «Vecchio! Quasta fanciulla è stata fatta scendere nella tua casa per premiarti di un qualche tuo merito, ma solo per un breve istante, per darti un aiuto. E durante tutti questi anni, ti ha procurato innumerevoli ricchezze facendo di te un altro uomo. Kaguya-hime, a causa di una sua colpa, ha vissuto per qualche tempo nella tua misera dimora. Ora è giunta la fine del suo confino e siamo venuti a riprenderla. Ti piaccia o non ti piaccia non puoi farci nulla! Svelto, rendicela!». Il vecchio rispose: «Ho allevato Kaguya-hime per più di vent'anni. Voi parlate di un breve istante: è proprio strano. Non ci sarà per caso un'altra persona che si chiama Kaguya-hime? E per di più, la Kaguya-hime che abita qui è gravemente ammalata e non può uscire». Noncurante della risposta, il Re diresse il suo carro volante verso il tetto e chiamò: «Kaguya-hime! Perché restare così a lungo in questo brutto posto?». La porta della stanza che era sprangata si spalancò da sola. Anche i tramezzi si aprirolno senza che nessuno li toccasse. Kaguya-hime, tenuta stretta tra le braccia della vecchia, si liberò e uscì. La donna non riuscì a trattenerla, e poté solo guardare in su e piangere. Giunta presso il vecchio che, il cuore spezzato, era lì accasciato a singhiozzare, Kaguya-hime gli disse: «Me ne vado e anche il mio cuore è infranto, ma venite lo stesso ad assistere alla mia ascesa». «Come potrei vederti andar via, disperato come sono? Cosa sarà di me quando mi abbandonerai per salire lassù? Portami con te!», e a vederlo ancora a terra piangente ella aveva il cuore gonfio. Disse: «Vi lascerò una lettera prima di partire. Ogni volta che penserete a me con nostalgia, leggetela». E sempre piangendo scrisse: «Se fossi nata su questa terra, sarebbe mio dovere evitarvi ogni dispiacere, così l'idea della nostra prossima separazione mi tormenta senza tregua. Lascio qui la veste in mio ricordo. Nelle notti di luna, guardate in su verso di me. Ora che me ne vado abbandonandovi ho la sensazione di cadere dal cielo». Gli esseri del cielo avevano portato delle scatole con loro. In una c'era la celeste veste di piume. In un'altra l'elisir dell'immortalità. Uno degli uomini l'offrì a Kaguya-hime: «Bevete l'elisir contenuto nel flacone. Dato che avete mangiato cose di questo luogo impuro, ne sarete disgustata». Ne prese appena, pensado di lasciarne un po' per ricordo nascosto nella veste che si era tolta, ma una creatura celeste glielo impedì. Tirarono fuori la veste di piume e tentarono di fargliela indossare. «Attendete un istante» disse Kaguya-hime. Poi aggiunse: «Si dice che il cuore di chi indossa questa veste cambi. Devo lasciare ancora qualche parola» e scrisse una lettera. Gli esseri del cielo, allarmati, le fecero osservare che si faceva tardi. Kaguya-hime rispose: «Non siate così inflessibili!» e con calma fece recapitare la lettera all'Imperatore. Sembrava del tutto a suo agio. Il messaggio diceva: «Avete cercato di trattenermi mandando tanti uomini, ma nonostante tutto sono venuti a riprendermi; me ne vado con la mia scorta, con molto rimpianto. Non ho ubbidito al vostro ordine perché purtroppo sono una creatura celeste. Certo non ne comprendevate il perché, ma quello che mi pesa di più è che abbiate considerato il mio ostinato rifiuto a entrare al vostro servizio come un atto irrispettoso». E vi aggiunse questi versi: «Mentre indosso la celeste veste di piume, proprio ora che tutto sta finendo, malinconico, il ricordo del mio Signore entro di me». Vi unì un po' d'elisir e fece chiamare il Comandate affinché lo recapitasse all'Imperatore. Un essere della luna prese l'involto e glielo porse. Quando il Comandate lo ricevette nelle suo mani, le fecero indossare la veste di piume e, di colpo, dimenticò persino l'affetto che le ispirava il vecchio: chiunque indossi tale veste viene infatti liberato da ogni pensiero. Salì quindi sul carro e, scortata da un centinaio di creatura celesti, s'involò." L'Imperatore letta la lettera di Kaguya-hime, scrive questi versi: "Spargo lacrime per non potervi più incontrare, a che mi può servire l'elisir dell'immportalità?" Fa bruciare l'elisir su di un monte che, da quel momento in poi, iniziò a fumare... il monte Fuju.
MITOLOGIALuna - SeleneFiglia di Tèia ed Iperione, come Èos ed Èlios* (il Sole), era immaginata come la Luna e raffigurata come una giovane donna con un viso estremamente pallido che indossava una veste, impugnava una torcia e portava in capo una mezzaluna. Ella sorgeva, col suo carro tirato da cavalli bianchi, dopo che suo fratello Elios aveva completato il suo percorso attraverso la volta celeste. Selene, che col suo mite raggio d'argento faceva impallidire le stelle minori, si era innamorata del bellissimo Endimione, giovane pastore della Cària (Asia Minore). Secondo la leggenda, ella lo fece sprofondare in un sonno eterno per mantenerne immutata la bellezza e tutte le notti scendeva dal cielo per contemplarlo nella grotta in cui giaceva dormiente. Successivamente gli antichi la identificarono anche con Artèmide (Diana)** Dea della Luce Lunare.
In Sailor Moon: *Helios è, non solo il custode dei sogni (in quanto al mattino raccoglie i sogni per restituirli quando riscenderà la notte), ma anche il protettore di Mamoru che rappresenta il Sole **Luna, Artemis e Diana sono i 3 gatti il cui nome è legato alla Luna.
Mercurio - ErmesFiglio di Zeus e di Màia era il messaggero di tutti gli Dei, compito che esercitava percorrendo i cieli.
Era rappresentato con un cappello a larghe tese, i sandali alati e una borsa, simbolo dei guadagni.
Oltre a ciò, erano molti altri i suoi attributi, era: portatore dei sogni agli uomini; tutore dei ginnasti; maestro di astuzia; patrono del commercio e dei guadagni in genere (anche quelli legati al gioco); protettore delle strade e dei viaggiatori.
In Sailor Moon: none
Marte - AresFiglio di Zeus-Giove e Era-Giunone era raffigurato come Dio della Guerra. C'è da dire però che vi è una forte discordanza tra la mitologia greca e quella romana. Per i romani, Marte era il Dio più importante dopo Giove, combattente eroico addirittura invocato con il titolo di "Mars pater" e venerato dagli eserciti quando partivano per spedizioni militari. Per i greci, invece, Ares era una divinità feroce e sanguinosa, Dio dell'assassinio, della discordia, "eversore di città" e "omicida che solo nel sangue esulta" (Omero). Era accompagnato in battaglia dalla Dea della strage Eniò, da Eris (Discordia) e dai suoi due figli Fobos (Paura) e Deimos (Terrore)*.
In Sailor Moon: *Sailor Mars, nel manga, è spesso accompagnata dai suoi 2 corvi (che in un episodio di trasformano in guerriere Sailor) Phobos e Deimos Il carattere agguerrito di Rei è facilmente abbinabile a quello di Marte-Ares
Giove - ZeusUltimo figlio di Crono, è chiamato "Padre degli Dei" in quanto ha l'autorità suprema e regna su tutti gli Dei. Da Zeus dipendevano tutti i fenomeni atmosferici, per cui era detto "adunator dei nembi", "signore del fulmine", "datore della pioggia".
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Venere - AfroditeNata dalla spuma del mare era immagina bella e fiorente, sorridente e cinta d'oro. Era la Dea della Bellezza e dell'Amore* che pervade l'universo. Madre di Eros (Cupido), il fanciullo alato che con le sue frecce produceva in Dei e uomini la ferita d'amore. Il nome Venere si ritrova anche nell'etimologia del latino Venus: la parola deriva da "venes", proprio del sostantivo "venenum" (veleno) che era un tempo la pozione magica propinata da maghi e fattucchiere agli innamorati o innamorandi; era insomma un filtro amoroso.
In Sailor Moon: *Si ricordi il potere di Sailor Venus "Love and Beauty Shock"
Plutone - AdesFiglio di Crono e di Rea, e fratello di Zeus, era il Re degli Inferi. Sua compagna era Persèfone, da lui rapita nella pianura di Enna, con i suoi splendidi cavalli, e fatta Regina del Regno dei morti. Col nome Ade si intendeva anche in genere il regno dei morti. Come accoglitore e custode dei morti era il più odiato degli Dei, misterioso e occulto; il suo Regno, chiuso da porte di metallo infrangibile, era da lui governato con tirannia. Ha questo nome forse perché è molto lontano dal Sole e di conseguenza si trova nel buio quasi perpetuo.
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Urano - UranoIl cielo brillò di stelle. Era nato Urano, il cielo stellato, il più bel figlio della Terra (Gea). Era nata la più grande meraviglia delle cose create. La madre lo predilesse sopra tutti gli altri figli, così come gli uomini lo antepongono a tutte le altre bellezze della natura. Non splendeva ancora però la luna dalla pallida faccia, dal viso di perla, ma ciò non toglieva niente al suo splendore. La Terra, guardando estasiata Urano, se ne innamorò, ma questo loro amore fu assai infelice: dalla Terra e da Urano, infatti, dovevano nascere figli mostruosi e terribili tanto da far vergogna al padre, da incutergli anche paura; e così egli li nascose nel più profondo dell'Ade, togliendoli dalla vista degli altri esseri. Questa dura condanna toccò ai dodici Titani, sei maschi e sei femmine, dal corpo gigantesco; ai tre Ciclopi, dall'unico occhio rotondo al centro della fronte; ai tre Ecatonchiri, esseri dalle cinquanta teste e dalle cento braccia. La loro povera e mesta madre, non potendo più sostenere nel suo cuore il dolore per i patimenti dei suoi figli, costruì col ferro una grande e lucida falce dentata e incitò i figli a vendicarsi della crudeltà del padre. L'amore materno prevalse sulla volontà del dio Urano. Uno dei Titani, Crono, promise alla madre di compiere l'impresa e riuscì a mutilare il padre, facendo uso dell'arma preparata dalla stessa madre. Urano dalla ferita versò sangue immortale e fecondo: dalle stille cadute sulla terra nacquero i Giganti, le Erinni, le ninfe Meliadi. Le membra mutilate, cadute sul mare dettero vita alla più bella delle dee, Afrodite, un frammento di cielo stellato misto a candida schiuma marina, venuta sulla terra a renderla più lieta col suo bel sorriso.
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Nettuno - PoseidoneFiglio anche lui di Crono e di Rea e perciò fratello di Zeus, era il Signore dei Mari. Era la maggiore delle divinità greche del mare ed era a piacer suo che si scatenavano furiose tempeste o si diffondevano placide brezze. Era rappresentato maestoso e solenne, con lunghi capelli ricci e una folta barba; tra le mani aveva un gigantesco tridente. Specialmente in Grecia, paese ricco di coste, di promontori ed isole, ebbe un larghissimo culto. A lui si facevano voti e sacrifici prima di iniziare un viaggio e veniva ringraziato dopo un felice ritorno.
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Saturno - CronoSaturno-Crono era uno dei Titani nati da Gea e Urano (cioè della Terra e del Cielo). Insieme agli altri fratelli, lottò contro suo padre per detronizzarlo e fu da lui precipitato nelle viscere della terra. Stanca di generare senza posa e di veder perire i suoi nati, Gea decise di vendicarsi, mutilando Urano. Crono accettò di eseguire la vendetta materna, poi si sostituì al padre diventando signore del mondo e sposò Rea, dalla quale nacquero gli dei che furono poi detti Olimpici. Come suo padre Urano, Crono temeva di essere detronizzato da qualcuno dei propri figli, e perciò li inghiottiva appena nati. Rea, afflitta per tanto scempio, voleva salvarne almeno uno e quando fu vicina a darne alla luce un altro si nascose nell'isola di Creta, dove partorì segretamente Zeus. Ritornata poi da Crono, gli fece credere che la creatura attesa non fosse ancora nata. Poco dopo, mise in fasce una pietra e la porse al marito. Come aveva fatto per gli altri neonati, Crono inghiottì il fardello credendo si trattasse realmente di un altro figlio. Zeus, cresciuto a sua insaputa, lo detronizzò e gli somministrò una droga che gli fece vomitare tutti gli altri figli, tanto crudelmente inghiottiti. Sconfitti poi tutti gli altri Titani, Zeus imprigionò con essi nell'Ade anche Crono.
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MITOLOGIA (dal sito di juppy: https://digilander.libero.it/jupiterrb/imdj/)Mitologia indianaDiciamo che questa non è proprio una mitologia, più che altro è una tradizione indiana di tantissimo tempo fa: le SailorStar Lights hanno come affinità tre divinità indiane: SailorStar Fighter (combattente) è collegata a Siva (distruttore), SailorStar Maker (costruttrice) è abbinata a Brahma (creatore), mentre SailorStar Healer (curatrice) si abbina a Visnu (preservatore). Qui di seguito vi riporto in dettaglio le tre
divinità:
una delle divinità che costituiscono la Trimurti induista, un dio distruttore e fecondatore, o
meglio della procreazione attraverso la morte. Raffigurato spesso con un
terzo occhio al centro della fronte, tiene nelle mani il tridente, il tamburo a
clessidra, l'ascia da guerra e la cerva. Le sue energie divine appaiono
personificate in numerose divinità femminili, tra cui Parvati e Kali. Al
giorno d'oggi è la divinità principale del sivaismo, una delle correnti
dell'induismo, professata generalmente dagli asceti e dai dotti, chiamati
sivaiti.
Brahma: dio supremo dell'India, risultato dalla personificazione del brahman, nome neutro che indica l'assoluto. Per contaminazione di culti popolari, Brahma fu associato in una
trinità, la Trimurti, come creatore, insieme a Siva e Visnu. E' il creatore
del mondo, dello spazio, degli dei e di tutti gli esseri. Si rappresenta con
quattro teste che guardano alle quattro parti del mondo, con quattro gambe, con
quattro braccia e con i suoi attributi: mezzina, rosario e cucchiai rituali.
L'oca sacra (hamsa), è la sua cavalcatura, inoltre fu presente con il dio Indra
alla nascita di Buddha, per questo i buddisti lo considerano una divinità
superiore, comunque il culto di Brahma non ha mai raggiunto una grande
diffusione.
Visnu: una delle più importanti divinità dell'induismo, che assume il carattere di una divinità creatrice e ordinatrice dell'universo contro le forze del male, benevola nei
confronti dell'uomo, che simboleggia il principio conservatore. Fa parte anche
lei della Trimurti, la trinità, con Siva e Brahma, ed è rappresentata con gli
attributi del disco, della conchiglia, della mazza e del fiore di loto. La sua
cavalcatura è il mitico uccello Garuda.
Mitologia giapponeseAnche questa, possiamo dire, che non è una vera e propria mitologia, ma più che altro una tradizione nipponica, che riguarda le tre outer senshi: Uranus, Nettuno e Pluto. Infatti i loro
cognomi fanno riferimento ai poteri di tre imperatori: Tenou (Imperatore del
Cielo), Kaiou (Imperatore del Mare) e Meiou (Imperatore Oscuro), e i loro
talismani, la spada, lo specchio e la sfera sono considerati oggetti sacri della
tradizione nipponica, chiamati "Insegne imperiali del Giappone" e appartengono
all'Imperatore giapponese.
Le tre insegne si chiamano spada "Kusanagi", specchio "Yata no kagami" e gemma "Yasakani no magatama", e sono conosciuti come i tre tesori sacri del Giappone, come già detto, che rappresentano le tre virtù di valore (la spada), saggezza (lo specchio) e benevolenza (la sfera o gemma). La spada si trova in un tempio a Nagoya, lo
specchio nel tempio di Ise e la gemma a Kokyo e non esistono nè fotografie nè
disegni perchè, per tradizione, sono visti solo dall'Imperatore e da alcuni
sacerdoti.Secondo la mitologia giapponese, questi oggetti furono portati da
Ninigi no Mikoto, il leggendario antenato degli imperatori giapponesi, mandato
da sua nonna, la dea del Sole Amaterasu, per pacificare il Giappone. In questo
paese, tali oggetti apparivano miracolosi agli occhi di tutti, perchè ancora il
bronzo non esisteva, e dopo diventarono il simbolo della divinità
dell'Imperatore, che era considerato il discendente di Amaterasu e quindi il
supremo governatore del Giappone. La mitologia dice ancora che Amaterasu si
nascose da fratello Susanoo entrando in una caverna, riducendo il mondo
nell'oscurità, ma la dea Ama no Uzume, appese fuori dalla caverna la gemma e lo
specchio per farla uscire. Amaterasu si avvicinò allo specchio e vide la sua
immagine riflessa, rimanendone molto stupita, tanto che gli altri riuscirono a
farla uscire dalla caverna. Susanoo allora si scusò con la sorella e gli regalò
la spada Kusanagi, che aveva estratto dal corpo del drago a otto teste,
Orochi
PHOBOS & DEIMOSDeimos e Phobos. Sono i due corvi di Rei /Sailor Mars, ma nella mitologia greca sono anche i figli di Ares, dio della guerra. I loro nomi significano paura e panico ed accompagnano sempre il padre in guerra.
Edited by *+*Naokochan*+* - 27/2/2009, 05:15